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Perché il Mediterraneo è un hotspot dei cambiamenti climatici
L’estate del 2023 conferma l’emergenza climatica
Se il luglio 2023 è stato registrato come il più caldo nella storia della terra, anche agosto si posizionerà probabilmente al vertice della classifica. Segnali inequivocabili, questi, che il cambiamento climatico determinato dalla concentrazione di CO2 in atmosfera è ormai pienamente in atto e che dobbiamo prenderne atto.
Non tutte le zone del Pianeta, però, subiscono gli stessi effetti e le differenze nella velocità con cui procede il climate change tra un’area e l’altra possono essere rilevanti.
In particolare l’Europa sud occidentale (Francia, Spagna e Nord Italia) in agosto è stata attanagliata da una morsa di caldo torrido con picchi sopra i 40 gradi, vasti incendi, e con lo zero termico sulle Alpi che si è collocato ben sopra i 5.000 metri. Purtroppo l’intera area del Mediterraneo, insieme alla zona artica, è infatti una delle più esposte agli effetti del clima che cambia e in questi casi si parla di “hotspot” della crisi climatica. Ci sono delle precise ragioni perché questo accade e qui vi spieghiamo di cosa si tratta e cose potrebbe riservarci il futuro.
Cosa sono gli hotspot climatici
Cosa si intende per hotspot climatici? Si tratta delle aree del pianeta dove, per ragioni soprattutto fisico-geografiche, ma anche umane, il global warming corre più veloce della media, determinando impatti più forti sugli ecosistemi e sugli insediamenti della popolazione. In Europa, ad esempio, il surriscaldamento è decisamente superiore al livello di + 1,1 °C di aumento medio globale della temperatura terrestre rispetto all’epoca pre-industriale (secondo il cento di ricerca Copernicus Climate Change dell’Unione Europea è più del doppio).
Gli hotspot sarebbero una sorta di “sentinella” del clima che anticipa fenomeni destinati a coinvolgere aree più ampie, ma anche luoghi dove i cambiamenti hanno effetti tali da scatenare un effetto domino su scala più ampia. I ghiacciai e la calotta artica ne sono un esempio, con il loro scioglimento che provoca l’innalzamento di mari e oceani e una minore capacità della superficie terrestre di riflettere il calore del sole, peggiorando ancora di più l’effetto serra.
Identificare gli hotspot climatici, ossia le aree più vulnerabili, è utile agli scienziati perché consente di valutare meglio i rischi e di sviluppare strategie di adattamento preziose per l’umanità.
La situazione dell’Europa mediterranea
Ormai gli scienziati sono concordi nel riconoscere che il Mar Mediterraneo è un hotspot del cambiamento climatico. Diversi sono gli studi che lo confermano, dall'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale ad una recente analisi del MIT (Massachusetts Institute of Technology). L’area è particolare, perché risiede attorno bacino chiuso e perché segna il confine tra il clima temperato europeo e quello desertico del nord Africa. E questo confine - ahinoi - tenderà a salire.
Due sono i fenomeni che si stanno incrociando con conseguenze preoccupanti: un cambiamento nella dinamica della circolazione dell’aria nell'alta atmosfera sopra l’area mediterranea e un aumento della differenza di temperatura tra terra e mare. Anche l’acqua del mare, certo, si riscalda, ma meno di quanto non lo faccia la terra emersa e la differenza di temperatura tende a crescere con il riscaldamento globale. Così, nella massa d’aria umida che arriva sulla terraferma più calda sarà più difficile raggiungere la condensazione del vapore acqueo, si formeranno meno nubi e le stesse nubi genereranno meno pioggia. A seconda delle diverse proiezioni, secondo il Copernicus, nella regione del Mediterraneo le precipitazioni potrebbero diminuire addirittura tra il 16 e il 49 % in estate entro la fine del secolo. Parallelamente, la poca pioggia che scenderà evaporerà molto in fretta non lasciando tempo al terreno per rigenerarsi.
L'aumento delle temperature è destinato a influenzare tutti gli aspetti della vita: disponibilità d’acqua, cibo, salute, ecosistemi e sicurezza stessa degli oltre 500 milioni di abitanti del nostro Continente. Perciò saranno fondamentali le politiche di adattamento alle nuove condizioni.
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