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Blackout: perché si verificano e cosa si sta facendo per limitarli
Dalle piccole interruzioni ai blackout clamorosi
Durante questa afosissima estate, in cui stiamo facendo ricorso come non mai a condizionatori per trovare un po’ di refrigerio, una parola un po’ minacciosa è tornata a fare capolino nei media: blackout. Un termine che, lo sappiamo tutti, fa riferimento alle interruzioni delle regolari forniture di energia elettrica. Ma quello che fa paura non è tanto la classica sospensione temporanea del nostro contatore da 3 kW, a cui è possibile rimediare staccando dalla spina qualche dispositivo non prioritario. Il timore, piuttosto, è che a livello di sistema elettrico nazionale o regionale avvengano dei blackout capaci di mettere fuori uso la regolare fornitura di elettricità per diverse ore. Uno scenario assolutamente da evitare, considerato che l’energia è fondamentale per il funzionamento delle nostre società ed economie. Eppure è possibile, come dimostrato in maniera eclatante dal blackout nazionale del 28 settembre 2003 che paralizzò per 12 ore l'intera Penisola (Sardegna esclusa, perché operante su un sistema chiuso e separato da quello continentale).
Come funziona il sistema elettrico
Ma come avviene un blackout? Cosa si può concretamente fare per evitarlo? Il punto di partenza è che il sistema elettrico si trova di solito in una condizione di funzionamento definita come “normale”, in quanto tutte le variabili si trovano all’interno dei limiti predefiniti ed esiste sempre una corrispondenza tra la domanda del carico e la produzione. Infatti, nel sistema elettrico in ogni istante deve essere soddisfatta l’uguaglianza tra la potenza richiesta dalla rete e la somma delle potenze generate dalle centrali elettriche o importate dall’estero.
Com’è facile da comprendere si tratta di un equilibrio che è tutt’altro che semplice, considerata anche la sempre maggiore generazione assicurata dalle fonti distribuite come eolico e fotovoltaico, la cui produzione non è costante e solo parzialmente programmabile. Non appena questo magico equilibrio viene a mancare, ecco che arrivano i problemi.
Le cause all’origine dei blackout
Esistono diverse condizioni che possono alterare la condizione di normalità del sistema elettrico, dando origine nei casi peggiori a dei seri blackout che coinvolgono vaste aree. Ad esempio, possono verificarsi guasti improvvisi nelle centrali elettriche, nelle linee di trasmissione, nei trasformatori o in altre componenti dell'infrastruttura elettrica.
Nel periodo estivo, però, il pericolo numero uno è rappresentato dal sovraccarico del sistema, che si verifica quando la domanda di elettricità supera la capacità del sistema elettrico di fornirla. Anche gli eventi atmosferici o naturali come tempeste, uragani, forti venti, neve abbondante o ghiaccio possono danneggiare le linee elettriche e causare interruzioni. Ma anche errori umani nelle operazioni di manutenzione o nelle procedure operative possono causare dei blackout. Quello del 2003 è stato un mix di queste ultime due cause: l’incidente ebbe origine proprio dalla caduta di un albero sulla linea elettrica tra la Svizzera e il Piemonte, che interruppe di colpo una delle principali linee di collegamento tra i due Paesi. Ma anche gli operatori svizzeri non gestirono al meglio la situazione, determinando a cascata l’interruzione della fornitura sul territorio nazionale. Negli ultimi anni, dal momento che i sistemi elettrici moderni sono sempre più connessi alla rete, è emersa anche la vulnerabilità agli attacchi informatici, che nei casi più gravi potrebbe dare luogo a blackout.
Nel periodo estivo, però, il pericolo numero uno è rappresentato dal sovraccarico del sistema, che si verifica quando la domanda di elettricità supera la capacità del sistema elettrico di fornirla. Anche gli eventi atmosferici o naturali come tempeste, uragani, forti venti, neve abbondante o ghiaccio possono danneggiare le linee elettriche e causare interruzioni. Ma anche errori umani nelle operazioni di manutenzione o nelle procedure operative possono causare dei blackout. Quello del 2003 è stato un mix di queste ultime due cause: l’incidente ebbe origine proprio dalla caduta di un albero sulla linea elettrica tra la Svizzera e il Piemonte, che interruppe di colpo una delle principali linee di collegamento tra i due Paesi. Ma anche gli operatori svizzeri non gestirono al meglio la situazione, determinando a cascata l’interruzione della fornitura sul territorio nazionale. Negli ultimi anni, dal momento che i sistemi elettrici moderni sono sempre più connessi alla rete, è emersa anche la vulnerabilità agli attacchi informatici, che nei casi più gravi potrebbe dare luogo a blackout.
Il piano anti blackout
Siamo quindi destinati, prima o poi, a subire un altro blackout simile a quello del 2003? In realtà non occorre essere così catastrofisti: la rete di trasmissione elettrica italiana (ossia la grande dorsale gestita da Terna che trasporta elettricità in alta tensione) è in costante miglioramento e le compagnie elettriche e di distribuzione sono tenute a implementare misure preventive e di sicurezza per ridurre la probabilità di blackout e ripristinare il servizio il più rapidamente possibile in caso di interruzioni. In Italia, da alcuni anni, esiste anche un vero e proprio Piano di Emergenza per la Sicurezza del Sistema Elettrico (PESSE), appositamente studiato per prevenire ed evitare blackout incontrollati, nel caso in cui si verifichi una grave situazione di carenza di elettricità sulla rete nazionale. In sintesi, il piano prevede la riduzione dei prelievi di energia elettrica attraverso la sospensione dell'elettricità in maniera selettiva e programmata (da parte di Terna), con un sistema di rotazione per gruppi di clienti.
Inoltre, la crescente interconnessione dei sistemi elettrici tra i Paesi europei garantisce una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti elettrici, riducendo il rischio di interruzioni nelle forniture. Dunque, è possibile che mini blackout su scala locale, specie nei giorni estivi, continueranno a verificarsi, ma forse il rischio di un nuovo disastro a livello nazionale è oggi meno concreto rispetto a un ventennio fa.
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